Questa settimana è molto importante qui in Spagna per tutti i genitori di ragazzi che frequentano la sesta elementare (sí, la sesta! Qui le elementari arrivano fino alla sesta e poi si salta direttamente alle superiori): dobbiamo infatti scegliere la scuola che i nostri figli frequenteranno nei prossimi sei anni e che determinerá il loro acceso all’università o al mondo del lavoro, grazie a corsi di specializzazione professionale.

Quando si parla del futuro dei propri figli il peso della responsabilità si fa sentire quasi come un sacco di cemento da 60 kg appoggiato sulle spalle. I dubbi sono infiniti: scuola pubblica o privata? Indirizzo umanistico o scientifico? Stile d’insegnamento classico o moderno basato sui progetti e l’assenza di libri? Quando ho cominciato ad andare alle riunioni dei vari istituti ho avuto inizialmente l’impressione di entrare in una giungla: tutti volevano venderti il proprio prodotto,  tuo figlio non avrebbe potuto mai avere una preparazione migliore di quella che loro conferiscono.

Mi ha soprattutto particolarmente colpito il discorso di una madre che voleva dare la propria testimonianza sulla scuola da lei scelta. Era un discorso costellato dalla parola “angoscia”: era agosciata quando doveva scegliere la scuola per suo figlio, angosciata prima di conoscere i professori ed ancora angosciata quando il ragazzo cominció a frequentare le lezioni…Ascoltando questa madre, ed immedesimandomi con lei fino all’ultima fibra del mio corpo, mi sono resa conto di come sia sia difficile per noi genitori affrontare il nostro lavoro con un poco di serenità.

Credo che l’origine di questo tormento sia sempre, come no, le nostre situazioni irrisolte. Se il mio livello d’inglese non è il massimo, consiglieró a mio figlio lo studio di questa lingua, se sono una persona elitaria sceglieró una scuola privata, se non ho avuto la possibilità di realizzare studi universitari probabilmente insisteró con  mio figlio sull’importanza di prendere la laurea. Ci basiamo su statistiche che indicano quale sia il miglior sbocco professionale per prendere questa decisione o per dare consigli ai nostri figli sul “cosa fare da grandi”. Abbiamo nella testa il chip secondo il quale è fantastico avere un posto fisso perchè ti dará sicurezza economica per il resto della vita e un lavoro da notaio uno status sociale insuperabile. E su questo basiamo le scelte relative al futuro dei nostri figli, passandogli una programmazione mentale deleteria.

I nostri genitori ci hanno guidato basandosi su questo concetto e il risultato è una generazione di persone che svolgono un lavoro che non li appassiona, di avvocati che si devono riciclare nel servizio di nettezza urbana, di bidelli iper qualificati, di persone “parcheggiate” in un posto di lavoro che contano i minuti che mancano per tornare a casa.

L’altro giorno un’amica mi ha chiesto “Non vorresti che tua figlia si laureasse?”. Ci ho riflettuto un pò su prima di rispondere perchè fino a pochi anni fa la mia risposta sarebbe stata sicuramente “Sí, certo!”. Ora continuo a rispondere “Sí, certo!”, ma aggiungo la precisazione “se questo è quello che vuole”. Vorrei che mia figlia scoprisse qual’è la sua passione, cosa riesce ad emozionarla, qual’è il suo talento speciale. Tutti abbiamo un talento speciale e brilliamo come il sole quando lo scopriamo e lo mettiamo in pratica. Non importa che questo talento sia fare gioielli con origami, parlare quattro lingue, potare le piante del parco comunale o realizzare un’operazione a cuore aperto. L’importante è che ognuno di noi scopra qual’è il suo dono speciale e lo metta in pratica. L’importante è che lo spazzino, contabile o neurochirurgo stia veramente realizzando il lavoro che gli fa battere il cuore, che non gli fa contare le ore che mancano al fine settimana!

Sarebbe meraviglioso se ognuno di noi, prima di consegnare quel formulario d’iscrizione alla nuova scuola, si chiedesse “Cosa farebbe felice mio figlio?” invece di “Chi gli dará il livello d’istruzione più alto?”. In cuor mio sento che quest’approccio diverso della questione non solo spazzerebbe via tutta l’angoscia legata alla decisione finale, ma cambierebbe radicalmente il nostro modo di affrontare la vita.

L’obiettivo principale della nostra esistenza, non dimentichiamocelo, dovrebbe essere godersi la vita ed essere felici. Quindi, cari genitori, felice scelta di istituto a tutti!

 

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