Sono giorni terribili. Rinchiusi in casa, con i numeri dei contagi e delle morti impazziti, le immagini dell’esercito che trasporta le salme fuori da Bergamo, i racconti di medici, infermieri, poliziotti, carabinieri, impiegati costretti a lavorare al limite delle loro forze e quasi senza la minima protezione che garantisca loro, per lo meno, di mantenersi in salute.

Il morale fluttua più volte nell’arco della giornata, passiamo dalla gioia al pianto in zero nanosecondi, cerchiamo di compensare la mancanza di contatto fisico con canzoni cantate a squarciagola dal terrazzo nella speranza di sentire un pò di calore umano, di sentirci un pò meno soli.

Alcuni di noi hanno seguito le regole di quarantena imposte immediatamente, per altri più indisciplinati c’è voluto più tempo, poi, la paura instillata dalle notizie sempre più drammatiche ha avuto la meglio sulla loro voglia di libertà. Per alcuni, invece, purtroppo, non c’è niente da fare: escono tranquillamente e, addirittura, si spostano da una zona all’altra dell’Italia per raggiungere le seconde case. Mi piacerebbe pensare che realmente non si rendano conto che così facendo mettono in pericolo un’intera comunità, ma purtroppo credo che dovrò arrendermi alla teoria della mia amica María José, ossia che alcune persone vivono e sentono diversamente, dove per diversamente si intente il concetto “io, io e poi ancora io”.

Dopo solo dieci giorni dal decreto legislativo che ci impone di restare a casa gli animi sono accaldati. Ce la prendiamo con chi va a far la spesa abbondante perchè non pensa a chi resterà senza viveri, ce la prendiamo con chi va a far la spesa spesso perchè non dovrebbe uscire di casa tanto, ce la prendiamo con chi fa pisciare il cane 20 volte al giorno e con il runner che esce senza ragione valida. Siamo vittime di tonnellate di fake news che inondano i social: fate i fumenti che aiuta a combattere il virus…non vi azzardate a fare i fumenti che peggiora l’asma!

Siamo chiusi in casa senza lavorare (la maggior parte di noi) e finiamo le giornate più stanchi di prima, ma è una stanchezza emozionale, non fisica.

Siamo tutti vittime delle nostre paure più recondite: la malattia, la morte, la solitudine. E, nel caso di questo virus crudele, le paure sono elevate all’ennesima potenza perchè qui si tratta di ammalarsi e morire in solitudine. Le persone se ne vanno senza la possibilità di essere accudite dai propri cari, di ricevere un ultimo saluto, di essere ricordate al proprio funerale. Sono paure costanti che stanno muovendo il nostro subcosciente e ci spingono in questa danza schizofrenica che ci fa cantare e urlarci la buona notte dalle finestre, o attaccare qualsiasi comportamento che consideriamo inappropriato.

Siamo solo al decimo giorno di quarantena e questa sembra essere a tutti gli effetti una gara di fondo, non durerà pochi giorni. Questa prova è arrivata nelle nostre vite per insegnarci a guardarci dentro e riconoscere le emozioni che si agitano nel nostro cuore. Una volta identificate ed elaborate, saremo liberi di sentirle senza esserne dominati. Se avete difficoltà ad individuarle esiste un esercizio yoga infallibile e vecchio come il mondo: fate silenzio, chiudete gli occhi e respirate. Concentratevi sul respiro, a ogni inalazione ed esalazione le vostre emozioni affioreranno e potranno essere riconosciute.

Non riesco a pensare ad un augurio migliore in un momento come questo. Alle persone ricoverate ed attaccate all’ossigeno, alle mamme rinchiuse in casa con bambini piccoli, agli anziani soli tartassati dalle notizie in tv, agli operatori sanitari sfiniti e scoraggiati, a coloro che hanno perso il lavoro e vedono tutto nero: respirate, per carità, respirate.

Pin It on Pinterest

Si continuas utilizando este sitio aceptas el uso de cookies. Más información

Los ajustes de cookies de esta web están configurados para "permitir cookies" y así ofrecerte la mejor experiencia de navegación posible. Si sigues utilizando esta web sin cambiar tus ajustes de cookies o haces clic en "Aceptar" estarás dando tu consentimiento a esto.

Cerrar